Ma gli eventi storici che dal 1295 (anno dell'elezione di Bonifacio VIII al pontificato) condizionarono sempre più la vita fiorentina, tolsero ben presto Dante alla poesia per farne uno dei maggiori responsabili delle vicende cittadine. Riaffermate le istanze integraliste e teocratiche del papato, Bonifacio si inserì abilmente nel giuoco di accese rivalità della politica interna di Firenze, sfociata in aperta lotta tra le fazioni cittadine, dei Guelfi Neri (capeggiati dai Donati, di ascendenza magnatizia) e dei Guelfi Bianchi, più moderati (capeggiati dai Cerchi, famiglia di banchieri e mercanti). Quando il Popolo volle richiamare in Firenze Giano della Bella, i Grandi ricorsero al papa, che a tale richiamo si oppose con la bolla del 23 gennaio 1296. L'ingerenza papale si fece poi sempre più pesante, sia in occasione della "Crociata" contro i Colonna (1298) sia in occasione dell'arbitrato tra Bologna e Ferrara. L'appoggiarsi dei Donati al pontefice tramutò quella ch'era fino a quel momento lotta intestina di parti in un conflitto di poteri tra il Comune e il papato, ben presto drammatico quando fu palese che i Neri si erano accordati segretamente con la corte di Roma. La Signoria di parte Bianca colpì allora duramente i traditori, esiliandoli nonostante la fiera opposizione del papa. Il quale per suo conto, forte della vacanza imperiale e della dottrina della plenitudo potestatis, mirava al predominio sull'Italia centrale. La posizione dantesca in questi avvenimenti è chiarissima, pur in mancanza di documenti ufficiali esaurienti: egli sostiene una politica di assoluta indipendenza e autonomia comunale, come appare dagli incarichi sempre più importanti che adesso consegue. Ambasciatore il 7 maggio 1300 a San Gimignano per consolidare i legami degli associati alla Taglia Guelfa, fu eletto tra i Priori dal 15 giugno al 14 agosto 1300: evidente coronamento, d'una precisa visione politica. Anche nel Consiglio dei Cento (in previsione dello scontro diretto) egli si adoperò il 14 aprile, il 19 giugno e il 13 settembre 1301 perché fossero richiamate le truppe messe in precedenza a disposizione del pontefice. Dopo la sua elezione a Priore, egli divenne il capo riconosciuto dei, Bianchi più decisi ad opporsi a Bonifacio VIII e agli Angioini; ma le sue proposte di resistenza non piacquero alla maggioranza, che ancora sperava nel compromesso.

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