Jacopo della Lana
 
 

Commentatore trecentesco della Commedia, il primo che (tra il 1324 e il 1328) abbia chiosato l'intero poema, dopo i lavori di Iacopo Alighieri e Graziolo Bambaglioli, limitati alla prima cantica. Bolognese, nonostante la presenza nei documenti coevi di una decina di omonimi, il nostro sarà da identificare con Iacopo di Uguccione di fra Filippo di Cambio di Oliviero della Lana (famiglia di origini fiorentine), nato dopo il 1278 e probabilmente licenziato in arti e teologia. La famiglia si trasferì poi, dopo il 1308 a Venezia, ma Iacopo potrebbe essere rimasto a Bologna almeno fino alla stesura del commento dantesco che presenta sicure connessioni con l'ambiente dello Studio Bolognese. Con Iacopo l'esegesi del poema s'incontra infatti con la cultura accademica e scolastica: il poema viene considerato soprattutto un'opera dottrinale, un'enciclopedia didascalica da esporre e illustrare. Il commento è scritto in volgare (sarà tradotto in latino dal giureconsulto bergamasco Alberico da Rosciate intorno al 1350) e per la prima volta introduce il proemio ad ogni singolo canto, nel quale l'autore discute "questioni" o digressioni che se appesantiscono l'opera, rappresentano il primo tentativo di inquadramento dottrinale della materia contenuta nel poema; tale interpretazione, del resto, spesso non coglie il vero significato dell'opera dantesca ma tende, bensì, ad allegorizzare eventi e personaggi, secondo i canoni esegetici della tardaScolastica. Il Lana condivide pienamente la concezione politica dantesca e la polemica antiierocratica e, per la prima volta, utilizza nel suo commento ampi brani della Monarchia.

Riferimenti bibliografici




 

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