Tenzone
 
 

Si suole chiamare "Tenzone" lo scambio di sonetti comico realistici fra Dante e Forese Donati situabili fra il 1293 e il 1296, anno della morte di Forese; nel primo, dantesco, l'Alighieri accusa l'amico, chiamato scherzosamente Bicci, d'"insufficienza" maritale e di povertà; questi risponde alludendo ad un torto di Dante verso il padre defunto e accusando quest'ultimo di usura; nel sonetto successivo Dante accusa Forese di ghiottoneria, povertà oberata dai debiti e di furto; Forese ritorce su Dante l'accusa di povertà; l'Alighieri insinua dei dubbi sulla legittimità della nascita di Forese e conferma le abitudini ladresche di lui e dei suoi; infine, nell'ultimo componimento, Forese dichiara di non avere nessun dubbio sull'origine di Dante che così coraggiosamente ha vendicato il padre; il ricordo della burlesca tenzone impronta l'incontro fra i due amici nel canto XXIII del Purgatorio "Se tu riduci a mente / qual fosti meco e qual io teco fui, / ancor fia grave il memorar presente"; e al v. 87 l'accenno commosso alla moglie di Forese, Nella, maltrattata nella tenzone sarà da intendere come una palinodia remuneratrice. Nel passato alcuni critici hanno mosso dei dubbi sull'autenticità della tenzone, dubbi riespressi da alcuni studiosi anche negli ultimi anni, ma che non hanno mai trovato accettabili conferme, tanto che la "Tenzone" è sempre stata accettata nel canone delle opere autentiche di Dante.

Riferimenti bibliografici





 

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