Bruno Nardi
 
 

Nato a Spianate, vicino ad Altopascio (Lucca) nel 1884 studiò filosofia all'Università cattolica di Lovanio ove discusse una tesi su Sigieri di Barbante e Dante; si iscrisse poi all'Istituto di Studi Superiori di Firenze dove si laureò, sempre in filosofia, con una tesi du Pietro d'Abano. Insegnò dapprima filosofia nei licei e poi storia della filosofia medievale all'Università di Roma, incaricato dal 1938 e ordinario dal 1951. Morì a Roma nel 1968. I suoi studi di storia della filosofia medievale hanno sempre avuto come fulcro Dante spesso con una vena polemica, nel tentativo di confutare l'appiattimento della filosofia dantesca sulle posizioni tomiste; in tal senso vanno letti molti dei suoi lavori, che grande luce hanno fatto sulla formazione dell'Alighieri, sul suo neoplatonismo, sull'avicennismo, sull'averroismo, sull'importanza di Alberto Magno piuttosto che di Tommaso d'Aquino. Meno convincente la lettura della vicenda dantesca alla luce delle opere: il Nardi vedeva la Monarchia come opera prettamente averroistica, successivamente rifiutata da Dante che nella Commedia, che lo studioso riteneva una vera e propria visione profetica, si avvicina a posizioni più "spirituali"; molti saggi del Nardi sono una polemica con coloro che documentavano l'inesattezza di queste posizioni: i suoi studi, anche se certe sue convinzioni sono ormai state decisamente sconfessate, sono ancora di grande interesse perché veramente appassionati al mondo che descrivono.

Riferimenti bibliografici




 

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