Mantova
 
 

Insediamento etrusco fin dal VII secolo a. C., in epoca romana, nacque in una città vicina a Mantova, Andes, l'odierna Pietole, Virgilio che per Dante sarà dunque mantovano, come Sordello.
Nel 1126 Mantova si eresse dunque a libero comune e divenne, e, tradizionalmente antighibellina, si oppose con successo a Federico II, a Ezzelino da Romano e a Manfredi, contribuendo all'affermazione del guelfismo nell'Italia settentrionale; ma l'inasprirsi delle fazioni logorò e dissolse la libertà comunale e nel 1272 Pinamonte de' Bonacolsi, liberatosi del maggior competitore Alberto da Casaloldo (l'episodio è ricordato da Dante in Inf. XX 94-96) divenne signore assoluto di Mantova. I Bonacolsi modificarono la tradizionale politica guelfa di Mantova avvicinandosi all'imperatore e ottenendone la signoria ereditaria nel 1308 e il vicariato nel 1311; ma l'autonomia del governo signorile si affermò in via definitiva solo nel 1328 con i Gonzaga, prima signori, poi marchesi e quindi, dal 1530, su investitura di Carlo V, Duchi di Mantova.
La presenza di Dante a Mantova è ricordata dal poeta stesso in Questio 2 quando racconta di avervi discusso per la prima volta il problema cosmologico che affronta nel trattato suddetto.

Etimologia: Il toponimo pare connesso con Mantu, divinità etrusca equivalente al Plutone dei romani. Vi è poi una leggenda che vuole il nome Mantua in rapporto con il nome Manto, figlia di Tiresia.
La città sarebbe stata fondata da Ocno (detto anche Brianore), figlio del dio Tevere e, appunto, di Manto. Questo si legge in Eneide X,198-200 e a questa interpretazione mostra di dar credito Dante in Inf. XX,93.





 

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