Guelfi e ghibellini
 
 

Dopo la morte dell'imperatore Enrico V, nel 1125, si aprì in Germania un periodo di lotte per la successione all'impero. In tale contesto vennero a crearsi due schieramenti opposti, che presero il nome di Guelfi e di Ghibellini. Furono detti Ghibellini i sostenitori della casa di Hohenstaufen, duchi di Svevia e signori della Franconia, Guelfi, invece, i sostenitori della casa di Baviera. Successivamente, negli anni dello scontro tra Federico Barbarossa e il papato, furono chiamati Ghibellini i sostenitori dell'imperatore e Guelfi i sostenitori del papa. Al tempo di Federico II, i due termini passarono a indicare due schieramenti rivali, presenti nell'Italia centro-settentrionale, opposti per motivi politici, economici e religiosi. A Firenze, come altrove, nel terzo decennio del secolo XIII si avverte la presenza di un clima diverso e la crisi dei rapporti sociali al vertice del Comune: si verificano nomine e rapide deposizioni di podestà, trattati di pace stipulati e subito disattesi, i primi episodi di esilio. In questo clima, culminato nel 1216 nell'uccisione di Buondelmonte dei Buondelmonti, si hanno le prime testimonianze dell'esistenza dei due partiti dei guelfi e dei ghibellini, come ricorda Dante in Inf. XXVIII, 108 e in Par. XVI, 136-144. All'inizio l'appoggio esterno delle forze imperiali determinò, a Firenze, il prevalere dei ghibellini. Nel 1249 Federico principe di Antiochia, figlio naturale di Federico II, entra in città con i suoi cavalieri tedeschi, e i guelfi danno luogo al primo esodo massiccio. La morte improvvisa di Federico II nel 1250 modifica però la situazione (anche se in quel momento il partito ghibellino era già stato estromesso, dal popolo, dal governo di Firenze). Fino al 1258 l'azione politica del Comune mira quindi ad affermare la pace interna e a far convivere i due partiti; ma in quell'anno il panorama italiano vede una rinnovata forza del partito ghibellino, appoggiato da Manfredi, altro figlio di Federico II. Abbandonata Firenze nel luglio 1258 i ghibellini si recano quindi a Siena e qui iniziano a manovrare per ottenere l'intervento di Manfredi: in questa occasione Farinata degli Uberti mostra la propria abilità politica. La battaglia di Montaperti (4 settembre 1260) determina la sconfitta del popolo e dei guelfi fiorentini, e ha come conseguenza la caduta del governo del Primo Popolo (12 settembre 1260) e l'instaurazione del predominio ghibellino. Nel febbraio 1266, però, si determina un ulteriore rovesciamento delle sorti: la battaglia di Benevento segna il trionfo delle forze guelfo-papali. Nell'aprile 1267 i ghibellini sono così definitivamente cacciati da Firenze, mentre Carlo d'Angiò - principale alleato del papa - entra nella città con i suoi cavalieri. Nasce così il governo guelfo (1267-1280); la situazione rimane statica fino al 1280, anno in cui Niccolò III, timoroso del predominio francese, invia a Firenze il cardinale Latino, che tentò di introdurre una costituzione equamente divisa fra guelfi e ghibellini. Si arriva così al priorato delle arti, ossia a un governo basato, dal 1282, esclusivamente sulle organizzazioni artigiane. Tale base si allarga poi a partire dal 1293, dopo l'emanazione degli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella. Alla fine del secolo XIII non ha più senso, perlomeno a Firenze, parlare ancora di guelfi e ghibellini, mentre si confrontano guelfi bianchi e neri.

Riferimenti bibliografici





 

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