Ugolino della Gherardesca
 
 

Ugolino della Gheradesca era una delle personalità politiche di primo piano nella Toscana della giovinezza di Dante. Nato a Pisa da antica e nobile famiglia, era per tradizione familiare di parte ghibellina, ma, ancora per ragioni familiari, passò su posizioni guelfe, alleandosi con il genero Giovanni Visconti contro il comune nemico costituto dalla ghibellina Genova. Ugolino ottenne dapprima alcuni successi militari, ma il 6 agosto 1284, durante la battaglia della Meloria, la flotta pisana fu tragicamente sconfitta dalle navi genovesi, comandate da Oberto Doria e Benedetto Zaccaria. Una manovra sospetta delle navi di Ugolino, che poteva sembrare un abbandono delle acque dello scontro, gli procurò l'accusa di tradimento. Nonostante ciò, l'anno successivo Ugolino fu nominato capitano del popolo e in collaborazione con il nipote Nino Visconti, di parte guelfa, avviò un programma di riforme a vantaggio soprattutto dei ceti meno privilegiati, non intaccando tuttavia l'indirizzo prettamente ghibellino della politica pisana. Incrinatosi l'accordo con il nipote, Ugolino non reagì quando l'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, capo del partito nobiliare e ghibellino, riuscì nel 1288 a scacciare Nino da Pisa, relegandolo nei suoi possedimenti in Sardegna. Sicuro di riconquistare il suo preminente ruolo politico, Ugolino tentò di ristabilire l'accordo con il partito ghibellino, ma nel 1289 l'arcivescovo lo fece arrestare e rinchiudere con i figli ed i nipoti nella torre dei Gualandi a morirvi di fame. La torre, che veniva utilizzata per lasciarvi le aquile nel periodo della muta delle penne ed anche come prigione comunale, dopo la morte di Ugolino fu chiamata "Torre della Fame".
L'episodio di Ugolino è immortalato da Dante nel canto XXXIII dell'Inferno.

Riferimenti bibliografici




 

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